Recensione: Polaroid
Un film horror dove una vecchia Polaroid malefica causa la morte a chi viene fotografato
Due amiche trovano nella soffitta di casa una scatola contenente alcune vecchie cose tra cui una Polaroid pieghevole degli anni '70. Affascinate da questo oggetto retrò una si farà fare una foto, non immaginerà mai che gli toccherà dopo una fine orrenda.
Un film horror dove una vecchia Polaroid malefica causa la morte a chi viene fotografato
Due amiche trovano nella soffitta di casa una scatola contenente alcune vecchie cose tra cui una Polaroid pieghevole degli anni '70. Affascinate da questo oggetto retrò una si farà fare una foto, non immaginerà mai che gli toccherà dopo una fine orrenda.
Polaroid è diretto dal norvegese Lars Klevberg già autore del corto medesimo di qualche anno prima, infatti il film è stato ultimato nel 2017, rimasto fermo a causa del fallimento della società di produzione Weinstein Company, coinvolta nel noto scandalo di molestie sessuali del produttore Harvey Weinstein. Lars Klevberg sarà anche il regista del reboot La Bambola Assassina in uscita a giugno.
La trama ruota intorno a una vecchia macchina fotografica Polaroid maledetta che dopo essere passata di mano dalle sfortunate amiche nell'introduzione, finisce in un piccolo negozio di oggetti d'antiquariato dove lavora Bird Fitcher (Kathryn Prescott) una ragazza appassionata di fotografia.
Un amico gli porta una cassa contenente vecchie foto e appunto questa Polaroid SX-70, considerata oggi un oggetto di culto da fotografi e designer. Entusiasta la prova subito verso l'amico e ne esce una foto che lentamente prende forma, ma la cosa insolita è che in un angolo della foto oltre al viso del giovane amico, appare una sorta di ombra umana.
Apparentemente Bird non ci farà molto caso e si porta la macchina ad una festa di liceali, gli amici si vogliono fare un selfie con uno smartphone ma la ragazza gli propone invece questa novità della macchina e scatterà alcune foto.
Nel frattempo quella sera l'amico del negozio rimasto solo a guardare delle vecchie diapositive si accorge che dietro a un telo si muove qualcosa, quando capirà di cosa si tratta, sarà troppo tardi. La ragazza verrà avvisata dallo sceriffo Mitch Pileggi (quello di X-Files) che il suo amico è stato trovato morto.
Intanto la mattina dopo si accorge che nelle foto scattate la sera prima, appaiono delle strane ombre, e forse anche gli altri suoi amici sono in pericolo. Cercherà di avvisarli ma alcuni iniziano a morire in modi terribili dopo aver visto una strana figura snella ed evanescente con lunghi artigli mortali.
Bird e un altro suo amico superstite si mettono a fare delle ricerche scoprendo che la Polaroid era un oggetto trovato in uno sconvolgente omicidio di tre studenti avvenuto nel 1974 da parte di un insegnante di fotografia.
POLAROID
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La linea classica del film, anche collaudata, è quella di un gruppo di liceali che si ritrovano un oggetto malefico per le mani con un entità che uccide in modo cruento le sue vittime. Naturalmente lo spettatore curioso vuole sapere che cosa c'è dietro questo oggetto maledetto, ecco allora i ragazzi che si mettono a investigare sfogliando, in questo caso, vecchi giornali di quarant'anni prima, in epoca dove tutto è digitale appare inconsueto.
Film horror impostati su questa linea con oggetti maledetti si possono trovare oltre che nel noto The Ring, lo schermo di un computer in Friend Request , il cellulare di Chiamata senza risposta oppure l'applicazione malefica di Bedevil; cambia l'origine del Male ma il meccanismo appare sempre lo stesso.
La bellezza, se così vogliamo chiamarla, di Polaroid è proprio quella legata a un oggetto vintage lontano oggi dall'uso comune di un tempo, con le sue foto che uscivano da un vano, dove occorreva attendere qualche minuto per vederne apparire i risultati, ma più che altro nel film è il sibilo inquietante che trasmette la macchina quando sta per scattare una foto, come fosse un oggetto dotato di un anima, una foto che anticipa la morte del malcapitato che si troverà al centro del suo obiettivo.
Un cane si salverà per un pelo dall'essere condannato mentre Bird gli vuole fare una foto, l'istinto animale come al solito sente che qualcosa non va in quell'oggetto.
Il regista sceglie di non inserire scene violente per tutto il film a parte la semi combustione di un braccio e parte di un corpo diviso in due, il resto degli omicidi si svolgono fuori dal campo visivo, più per intuizione da parte dello spettatore, lasciando la parte finale al mostro o entità che si svela fisicamente una sorta d' incrocio tra Slender Man e una creatura di Silent Hill.
Un cane si salverà per un pelo dall'essere condannato mentre Bird gli vuole fare una foto, l'istinto animale come al solito sente che qualcosa non va in quell'oggetto.
Il regista sceglie di non inserire scene violente per tutto il film a parte la semi combustione di un braccio e parte di un corpo diviso in due, il resto degli omicidi si svolgono fuori dal campo visivo, più per intuizione da parte dello spettatore, lasciando la parte finale al mostro o entità che si svela fisicamente una sorta d' incrocio tra Slender Man e una creatura di Silent Hill.
Non mancano classici clichè horror come cantine o soffitte semibuie, rumori insoliti, un respiro asmatico del fantasma, scricchiolii vari, e l'ambiente stesso vintage che tende verso un colore ocra da filtri Instagram, raccontando di vecchi oggetti che possono essere pericolosi. In fondo, sembra ammonire il film, occorre non fidarsi di una vecchia macchina fotografica la cui provenienza appare incerta.
D'altra parte da quando la fotocamera è nata, verso la fine dell'800, in molte culture come i nativi americani, gli indigeni delle tribù australiani e in Sud America, credevano che scattare una fotografia rubasse l'anima e non rispettasse il mondo degli spiriti, una concezione che ancora oggi resiste. Per certi versi oggi si potrebbe sostenere che nell'era dei social media, le fotografie hanno una capacità ingannevole di distruggere se non un'anima almeno una reputazione.
D'altra parte da quando la fotocamera è nata, verso la fine dell'800, in molte culture come i nativi americani, gli indigeni delle tribù australiani e in Sud America, credevano che scattare una fotografia rubasse l'anima e non rispettasse il mondo degli spiriti, una concezione che ancora oggi resiste. Per certi versi oggi si potrebbe sostenere che nell'era dei social media, le fotografie hanno una capacità ingannevole di distruggere se non un'anima almeno una reputazione.
Per questo diabolico oggetto le citazioni vengono anche dal passato. Fotocamere pericolose si sono già viste in un episodio di Ai confini della realtà (The Twilight Zone) del 1960 stagione 2 episodio 10 "Un insolita macchina fotografica (A Most Unusual Camera) qui una macchina simile alla Polaroid scatta foto dove si vede il soggetto nel futuro pochi minuti dopo e non sempre andava bene.
Oppure un altro episodio della serie tv "Are You Afraid of the Dark?" degli anni '90 intitolato The Tale of the Curious Camera, dove a un ragazzo gli viene regalata una macchina fotografica degli anni '40 anche questa appare una macchina killer che anticipa un futuro decisamente mortale.
Un selfie mortale dal film Polaroid |
POLAROID
USA, 2017
Regia: Lars Klevberg
Attori: Madelaine Petsch, Kathryn Prescott, Grace Zabriskie, Tyler Young, Javier Botet, Mitch Pileggi
Durata: 88 Min
Distribuzione: Notorious Pictures
Uscita: 6 giugno 2019
USA, 2017
Regia: Lars Klevberg
Attori: Madelaine Petsch, Kathryn Prescott, Grace Zabriskie, Tyler Young, Javier Botet, Mitch Pileggi
Durata: 88 Min
Distribuzione: Notorious Pictures
Uscita: 6 giugno 2019