Storia di due fratelli gemelli e l'assurdità della guerra diventando insensibili alle emozioni. Tratto da Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf
Nel film Il grande quaderno di János Szász due gemelli inseparabili verranno spediti dai genitori nella campagna ungherese per salvarli dalla guerra. Cercheranno di sopravvivere a una nonna chiamata “la strega” e a situazioni terribili a cui andranno incontro, cancellando ogni sentimento di umanità celato dentro se stessi.
Nel film Il grande quaderno di János Szász due gemelli inseparabili verranno spediti dai genitori nella campagna ungherese per salvarli dalla guerra. Cercheranno di sopravvivere a una nonna chiamata “la strega” e a situazioni terribili a cui andranno incontro, cancellando ogni sentimento di umanità celato dentro se stessi.
La storia inizia nel 1944 in mezzo a un ambiente tranquillo e civile dove la guerra trasformerà in un incubo una famiglia felice. Tutto verrà filtrato attraverso gli occhi dei due fratelli gemelli di 13 anni (Laszlo Gyémánt, Andras Gyémánt), i quali racconteranno la loro storia in un diario che gli donerà il padre "siamo entrati in guerra figlioli e d'ora in poi annoterete su questo diario tutto quello che succederà" dirà.
I bambini verranno mandati dalla madre nella squallida fattoria della nonna (Piroska Molnar), una donna crudele, una sorta di Baba Jaga mitologica. Le malelingue dicono abbia avvelenato il marito, non vede la figlia da anni e chiamerà i ragazzi figli di cagna. Il rapporto non sarà facile. Lei sola e avida, custodisce un piccolo tesoro nascosto, affamerà questi ragazzi viziati, si servirà di loro nei lavori di campagna, li maltratterà e in un primo momento sarà difficile adattarsi al loro nuovo ambiente. Ma come scrivono sul diario si renderanno conto che l'unico modo per far fronte al disumano mondo degli adulti e della guerra in cui sono stati gettati, è quello di diventare insensibili.
Così essi escogiteranno un piano per addestrare i loro corpi e le loro menti, dandosi spintoni e frustate per temprarsi, in modo che essi stessi possano liberarsi dalla fame, nascondere il dolore e le emozioni per sopportare i disagi futuri.
La loro madre (Gyongyver Bognar) quando li aveva lasciati gli aveva promesso che sarebbe ritornata a riprenderli. I ragazzi attenderanno notizie, andranno sotto la neve alla stazione a vedere se apparirà il suo treno, ma lei non verrà. Si sentiranno tristi e delusi, allontanando ogni pensiero di lei bruciando poi le sue lettere e le foto. E quando finalmente lei tornerà a riprenderli, durante un bombardamento con un neonato in braccio avuto da chissà chi, i bambini rifiuteranno di andare con lei, e forse come segno di un destino crudele, una bomba la colpirà e verrà seppellita dalla vecchia sul prato poco distante.
La ragazza dal labbro leporino (Orsolya Toth) vicina di casa insegnerà ai ragazzi come mentire, ricattare e rubare. Alla fine, diventeranno completamente insensibili al valore della vita umana, divenendo dei potenziali assassini e attentando alla vita di una fantesca che schernisce gli ebrei verso la deportazione. Così come il padre - ritornato dal fronte - verrà usato freddamente come apripista verso la libertà attraverso un campo minato.
Il regista ungherese János Szász con delle immagini cupe riesce a catturare l'essenza di una parabola universale sulla disumanità catalizzata dalla guerra e la divisione dell'Europa del dopoguerra con semplici scene. Per esempio le ombre dei bombardieri che sorvolano il paese, il soldato fuggito dal fronte morto di fame e freddo o la figura dell'ufficiale tedesco (Ulrich Thomsen, La cosa 2011) - infortunato con un collare cervicale di cuoio - che verrà attratto dalla fermezza dei ragazzi avendone anche pietà.
Come il libro da cui è tratto La trilogia di K di Agota Kristof, il film si adagia su toni cupi a volte lugubri, simile a certe fiabe dei Grimm o personaggi dickensiani, cercando emozioni universali, evitando deliberatamente di menzionare specificatamente toponimi e nazionalità.
Anche i personaggi non hanno nomi ma semplicemente "madre", "padre", "nonna", "l'ufficiale", "labbro leporino". Così come i ragazzi che hanno dei nomi nel romanzo, nel film si riferiscono a loro come "lui" e "l'altro". Molto riguardo va alla recitazione della nonna (Piroska Molnar) come strega terrificante che alla fine si ravviserà sul suo terribile comportamento verso i ragazzi e gli lascerà in eredità i suoi averi.
Il grande quaderno - trailer
Anche i personaggi non hanno nomi ma semplicemente "madre", "padre", "nonna", "l'ufficiale", "labbro leporino". Così come i ragazzi che hanno dei nomi nel romanzo, nel film si riferiscono a loro come "lui" e "l'altro". Molto riguardo va alla recitazione della nonna (Piroska Molnar) come strega terrificante che alla fine si ravviserà sul suo terribile comportamento verso i ragazzi e gli lascerà in eredità i suoi averi.
Il grande quaderno - trailer
Il grande quaderno
(A nagy füzet)
The Notebook
The Notebook
GERMANIA, UNGHERIA - 2013
Regia: János Szász
Attori principali: László Gyémánt - l'uno, András Gyémánt - l'altro, Piroska Molnár - la nonna, Ulrich Thomsen - l'ufficiale, Ulrich Matthes - il padre, Gyöngyvér Bognár - la madre, Orsolya Tóth - Labbro Leporino.
Distribuzione : Academy Two (2015)
Data di uscita: 27 agosto 2015
Giudizio
3/5
⭐⭐⭐
Giudizio
3/5
⭐⭐⭐