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domenica 19 giugno 2016

Gli invisibili | Film | Richard Gere vagabondo a New York

In questo film Richard Gere mette in rilievo la drammatica condizione dei senzatetto a New York

Nel film Gli invisibili (Time Out of Mind) Richard Gere interpreta George, vagabondo senza niente a cui aggrapparsi per continuare la sua vita. Egli vaga alla ricerca di un posto, una panchina dove dormire in una New York fredda e indifferente. Cercherà a malavoglia un rifugio al Bellevue Hospital, grande centro riservato ai senzatetto a Manhattan. Nel centro vivono altre persone sole nella miseria. Qui George troverà un logorroico abituè del centro che gli farà riacquistare una speranza per poter ricostruire la propria vita 

Richard Gere-Gli invisibili-Time out of Mind


Richard Gere nella sua intensa interpretazione, tenta in questo Gli invisibili (Time Out of Mind) di mettere in rilievo la condizione in cui vivono gli homeless a New York. 

Diretto da Oren Moverman, regista di film come Oltre le regole, dove aveva affrontato la difficile situazione delle famiglie medie americane con la perdita dei loro figli nella guerra in Iraq, seguito nel 2011 da Rampart, profondo thriller sulla corruzione a Los Angeles. Unito ai precedenti forma una sorta di trilogia sul malessere sociale negli Stati Uniti.


Gli invisibili rappresenta un radicale cambiamento per lo scrittore-regista, un film girato con uno stile neorealista molto europeo, anche se ciò può agire da freno per una certa commercializzazione, e l'unico motivo per vederlo è dato dall'interpretazione drammatica dell'attore che è anche produttore.

Vedremo il drammatico risveglio di questo uomo senza fissa dimora dentro la vasca di un appartamento fatiscente, vuoto, sollecitato dall’ amministratore premuroso (Steve Buscemi) che vuole riprendersi in fretta la casa, George intorpidito dal sonno, aspetta, così dice, la sua inesistente compagna, la quale non verrà.

George si ritroverà costretto a prendere le sue cose, sacchi e valigie e incamminarsi tra le strade affollate della metropoli alla ricerca di un pasto e un luogo dove passare la prossima fredda notte. 

Egli vaga fra l'indifferenza della gente, si sofferma sulle panchine, fa qualche puntata nei bar a bere birra o in una lavanderia a vedere la figlia Maggie (Jena Malone). La ragazza respingerà ogni tentativo conciliativo del lontano genitore, il massimo che può fare è dargli qualche dollaro.


Rammaricato da questo George ritornerà alla sua vita da homeless, cercando di addormentarsi sopra una panchina, ma non è facile, egli non è più giovane, e si trova a disagio. Cercherà rifugio dentro l'atrio di un palazzo, ma qualcuno lo inviterà ad uscire, nel frattempo gli ruberanno quelle poche cose che si portava dietro.


Riluttante ai consigli che gli vengono dati verso un alloggio in una struttura adatta, George alla fine non avrà altra scelta che passare qualche notte al Bellevue, il più grande rifugio maschile riservato ai senzatetto di Manhattan. Qui il film comincia a prendere una forma diversa, fra controlli da parte di guardie e cavilli burocratici.


Il regista Moverman ci guida attraverso ogni fase del monotono processo integrativo, fra accertamenti di identità e un letto per la notte, attese senza fine con domande sugli eventi personali precedenti, in cambio di buoni pasto, e poi una volta avuta la sua branda, il nostro George si ritroverà fra discussioni con altri residenti del centro, in gran parte di colore, i quali non vedono bene la presenza del bianco. 


Richard Gere-Ben Vereen-Gli invisibili-Time out of Mind

La maggior parte sono esseri solitari alla ricerca di vitto e una doccia calda, ma anche lavoratori precari schiacciati dentro gli ingranaggi di istituzioni sociali complesse.
 
A George farà compagnia Dixon (Ben Vereen) anziano collega vagabondo insopportabilmente loquace che si incollerà praticamente al suo nuovo compagno, seguendolo nel suo girovagare, raccontando storie e fanfaronate come quella di essere musicista jazz, smentito quando si troverà davanti a un vecchio pianoforte senza sapere come fare. 

Ma proprio Dixon instillerà al disilluso George una forma di incoraggiamento, egli si sente un fallito, fra la moglie deceduta per cancro e la figlia che lo ripudia, l'uomo scorgerà una forza morale anche se per breve tempo, ritrovando quella vita che aveva perso.



E' difficile immaginare Richard Gere, ex American Gigolò bello e impossibile, ritrovarlo adesso dopo oltre 30 anni, lontano dai vestiti firmati o auto lussuose, belle donne, con qualche sbucciatura al viso, i capelli candidi e corti stile galeotto, vagare con abiti logori donati dalle istituzioni religiose, elemosinare qualche centesimo per una birra o mangiare del cibo scartato da un cestino dei rifiuti, o fare del sesso fugace con una barbona incontrata casualmente (una irriconoscibile Kyra Sedgwick, The Closer). 

Eppure la sua performance è essenziale e unica ai fini del film, con riprese talvolta schermate da dietro dei vetri, o lontane fra i passanti, mescolato alla folla, forse ignara chi sia veramente questo barbone, con l'equipe del regista Moveman nascosta dando così più realtà alla storia.

Gere era preoccupato che qualcuno lo riconoscesse durante le riprese ma alla fine solo in pochi lo hanno veramente notato, qualcuno, scambiandolo per davvero un senza fissa dimora, gli ha dato un pezzo di pizza, ed è proprio questa invisibilità o indifferenza al centro del film, questi uomini intrappolati nella loro solitudine, emarginati dalla società, dalle istituzioni che pretendono accertamenti sulla vita precedente, come la scena dove viene chiesto a George il numero della previdenza sociale ed egli non se ne ricorda, un uomo che ha perso tutto o quasi, insieme alla sua dignità orinando sulla strada davanti ai passanti.



L'argomento affrontato è certo universale, obbligando l'uomo comune a tenere in considerazione la drammaticità della condizione dei senzatetto, la loro solitudine, le loro angosce, la loro quotidiana lotta alla sopravvivenza fra l'indifferenza cercando di ritrovare la giusta collocazione nel mondo.


La poetessa Emma Lazarus contribuendo a raccogliere fondi per la costruzione della Statua della Libertà, che si intravede nel film, intorno al 1883 compose un sonetto, questo venne inciso nel 1903 nel monumento. 
Una frase finiva così:"...mandatemi le vostre stanche, povere, folle accalcate che bramano di respirare liberamente, i miseri rifiuti della vostra brulicante costa. Mandatemi questi senza tetto, derelitti. Solleverò per loro la fiaccola vicino alla porta d'oro! "


Il film è stato girato in appena ventuno giorni, e gioca più sulle emozioni, sulle difficili situazioni, che sui dialoghi,  senza una vera colonna sonora, se non i suoni urbani classici di una metropoli: sirene, traffico, discussioni al telefono di passanti, voci da bar, ritratti in una New York lontana dalle inquadrature di certi serial tv.


Richard Gere cerca ultimamente di allontanarsi da film commerciali con pellicole più drammatiche e recitazioni più impegnative, come i precedenti The Double, La frode, Franny e prossimamente The Dinner tratto dal romanzo di Herman Koch, ma per il pubblico che lo ha amato nelle commedie romantiche come Pretty Woman e Se scappi ti sposo , riesce difficile vederlo diversamente.


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Gli invisibili
(Time Out of Mind)
USA - 2014
Regia: Oren Moverman
Attori: Richard Gere - George, Ben Vereen - Dixon, Jena Malone - Maggie, Steve Buscemi - Art, Jeremy Strong - Jack, Kyra Sedgwick - Karen/Finta Sheila, Michael Buscemi - Frank, Aku Orraca-Tetteh - Sebastian, Anna Suzuki - Monica, Dov Tiefenbach - Jamie, Peter Mark Kendall - Connor, Billy Hough - Billy, Miranda Bailey - Jennifer, Brian d'Arcy James - Mark, Geraldine Hughes - Maire, William Bogert - Sig. Potter, Dominic Colon - Felix, Malik Burke - Malik, Yul Vázquez - Raoul.
Soggetto: Jeffrey Caine, Oren Moverman
Sceneggiatura: Oren Moverman
Fotografia: Bobby Bukowski
Montaggio: Alex Hall
Scenografia: Kelly McGehee
Distribuzione
LUCKY RED (2016)
Data uscita al cinema 15 giugno 2016


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