Ne L‘Ultimo lupo di J.J. Annaud magnifici panorami naturali si aprono fra la fauna selvatica in Mongolia dove uno studente cinese viene mandato in mezzo ai pastori nomadi ad assorbire lo spirito del popolo e delle creature più temute dalla comunità : i lupi.
Verso la fine degli anni '60 due intellettuali di Pechino Chen Zhen (William Shaofeng Feng) e Yang Ke (Shawn Dou) verranno mandati dai dirigenti del partito fra le selvagge pianure della Mongolia per cercare di migliorare la vita dei pastori nomadi insieme a gruppi di cinesi che incominceranno a insidiarsi e creare attività industriali.
Proveniente da una generazione di giovani volontari prettamente urbani e quindi distanti dai modi di vedere il popolo contadino, Chen finirà per ricevere lezioni da essi in specie sull' attività dei lupi che vagano nelle vaste pianure. Il suo incontro con queste creature lo affascinerà e diventerà amico del sagace capo mongolo Bilig (Basen Zhabu), il quale gli impartirà le sue conoscenze sul comportamento dei lupi e la loro importanza per bilanciare l'ecosistema.
Il capo tribù lo porterà a vedere un branco di lupi che attaccano delle gazzelle in una splendida fotografia trasmettendo emozioni sull'istinto assassino degli animali, fra una intensa sequenza di inseguimento con la camera che sorvola la prateria innevata per seguire l'abilità e l'intelligenza dei lupi durante la caccia mentre portano le gazzelle su un lago ghiacciato.
Per proteggere alcuni cavalli e la popolazione verranno dati ordini dai supervisori del governo per razziare le tane dei lupi e uccidere i loro cuccioli, Chen però salverà di nascosto uno di questi allevandolo segretamente. L'avidità e il disprezzo per le leggi della prateria provocheranno rappresaglie fra la comunità in lotte crudeli coinvolgendo lupi, pecore, cavalli e gli umani stessi.
L'ultimo lupo lamenta la rovina dello stile di vita tradizionale che andava avanti da secoli, da parte di politiche errate del partito con esponenti intransigenti come Bao e i coloni cinesi per saccheggiare le risorse naturali del paese. Annaud porta alla luce queste tematiche ambientali care in Occidente alleggerendo nella sceneggiatura la devastazione nel confronto finale fra l'uomo e la bestia descritta dall' autore del romanzo best seller di Jiang da cui il film è tratto. Il totem del lupo (edito da Mondadori) fu un fenomeno letterario in Cina. Uscito nel 2004, il romanzo si salvò miracolosamente dalla censura poiché l'autore sotto uno pseudonimo era uno sconosciuto.
In un intervista il regista spiega che il libro autobiografico "si svolgeva nella lontanissima Mongolia Interna, nel 1967, all’inizio della rivoluzione culturale. Le autorità non ci hanno fatto praticamente caso, se non fosse che la storia ha riportato alla luce molte cose. Il percorso d’iniziazione di un giovane alla scoperta della campagna remota e la sua conversione alla vita da nomade in un luogo così selvaggio, avevano, decenni dopo, una risonanza particolare in un paese, come la Cina, alle prese con dei terribili problemi ambientali e con l’inquinamento. L’impatto sulla società è stato colossale. Il totem del lupo è diventato il successo letterario più importate dopo il Libretto rosso di Mao. I lettori hanno scoperto l’esistenza di questi luoghi magnifici e puri della Mongolia Interna, che oggi è fortemente minacciata. Avevo sentito parlare del libro quando uscì tradotto in francese e ne avevo letto qualche pagina, è stato lo stesso modo in cui mi ero avvicinato a Il nome della Rosa quando, anni prima, lessi degli estratti del romanzo. Mi proposero di adattare il romanzo per il grande schermo. Gli ricordai che io non ero proprio ‘benvoluto’ dalle autorità cinesi, ma loro dissero “La Cina è cambiata. E poi siamo persone pragmatiche: abbiamo bisogno di lei”. Accettai la loro offerta di andare a Pechino. Arrivato in Cina mi resi conto che i miei film erano molto diffusi in tutto il paese, che avevano trovato posto tra le poche produzioni straniere che non erano censurate. Per assurdo, però, il mio film più visto in assoluto L’amante è, ad oggi, ancora vietato".
Nel romanzo il protagonista sviluppa per tutta la vita un'ossessione per i lupi, facendolo riflettere su questioni di carattere razziale e destini storici.
Come spiega Bilig nel film, Gengis Khan ideò le sue strategie di battaglia, studiando le tattiche di caccia dei lupi, e come questi cavalieri solitari, i mongoli, avrebbero preferito morire combattendo che essere incatenati o sedati.
Questo spirito anticonformista è in contrasto da parte di Chen, alter ego dell'autore, con la docile mentalità cinese, che si è evoluta da una società agricola. Ma questo sottotesto politico-culturale svanisce in gran parte del film, concentrandosi sul mero affetto per un animale domestico selvaggio come la leonessa di Nata Libera.
Lo sviluppo del personaggio è lieve da parte di Annaud come una sorta di uomo pallido fra le bestie maestose. Feng ci da una prestazione convincente come l'ingenuo ma cordiale Chen anche se non riesce a esprimere molta emozione. La possibilità di una storia d'amore tra Chen e la figlia del capo tribù Bilig, Gasma (Ankhnyam Ragchaa), è appena di contorno così come il cameratismo o rapporto tra Chen e Yang, che viene messo in secondo piano nella storia da sembrare quasi gratuito.
La produzione attese tre anni in modo che i lupi potessero essere addestrati nella fase di cucciolo esercitando una sorta di ipnotica presenza collettiva, coinvolgendo il più famoso addestratore di lupi al mondo, il canadese Andrew Simpson, che si trasferì in Cina con la troupe per 3 anni.
Le inquadrature spettacolari prendono vita da composizioni in widescreen meticolose da parte di Dreujou, mentre la colonna sonora composta da James Horner da un forte impatto emotivo nelle scene senza dialogo.
Mettendo da parte la politica Annaud fa quello che più ci si aspetta da un regista di grandi spazi e animali (L'orso, le tigri di Due fratelli), fra la natura selvaggia e le sue meraviglie, con un racconto semplice, nonostante qualche scena cruenta, per tutti gli amanti del genere, fra paesaggi affascinanti e scene di caccia primordiali avvincenti.
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L'ultimo lupo
(Wolf Totem)
Cina - Francia 2014
Regia: Jean-Jacques Annaud
Attori: Feng Shao Feng - Chen Zhen, Shawn Dou - Yang Ke, Ankhnyam Ragchaa - Gasma, Yin Zhusheng - Bao Shunghi, Basen Zhabu (Ba Sen Zha Bu) - Biling, Baoyinhexige - Batu
Soggetto: Jiang Rong - (romanzo)
Sceneggiatura: Alain Godard, Jean-Jacques Annaud, Lu Wei (III), John Collee
Fotografia: Jean-Marie Dreujou
Musiche: James Horner
Montaggio: Reynald Bertrand
Scenografia: Quan Rongzhe
Effetti: Christian Rajaud, Guo Jianquan